Scuola Estiva di Storia delle Tradizioni Popolari - IX edizione | 2-24-30-31 agosto | 1-6-8 settembre 2024 | Post scuola ottobre - dicembre 2024
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L’argilla, materia prima del sottosuolo terrestre, risuona nella vita quotidiana dalla preistoria fino ai giorni nostri. Mircea Eliade afferma nel Dizionario degli dei. Africa, Americhe, Oceania che la familiarità dell’uomo preneolitico con le proprietà dell’argilla e delle tecniche del fuoco ha consentito la creazione dei primi oggetti fabbricati – figurine di dee e recipienti – con un significato più simbolico che utilitario legato ad un contesto ornamentale e religioso. Da preghiere su tavolette d’argilla e statuette votive o di divinità antropomorfe e zoomorfe ai miti antichi sulla creazione dell’uomo (mitologia sumera, greca, cinese, “Le Metamorfosi” di Ovidio, la Genesi, …); a tal proposito, Claude Lévi-Strauss in La potière jalouse mostra come in alcuni miti sudamericani gli indiani Jivaro credano che l’argilla del vasaio possa mediare nella lotta tra il popolo celeste e il popolo terrestre, acquatico oppure sotterraneo e, allo stesso modo, nella mitologia antica giapponese legata alla cosmogonia compare l’argilla come elemento salvifico tra il mondo di Sopra e quello di Sotto. Dunque, una narrazione d’argilla che risuona nella cultura, nell’arte, nella poesia, nella cucina, nell’edilizia, nella sfera religiosa e magico-rituale, nella musica, ecc.
Un corredo sonoro di significati, pratiche e simboli, quello dell’argilla, che ci accompagna dalla nascita fino al mondo ultraterreno proprio perché connesso alla Terra madre. Una lunga e importante tradizione di lavorazione dell’argilla interessa numerose località pugliesi, da Brindisi a Laterza a Lucera, da Lucugnano a Cutrofiano a Rutigliano, nelle quali la produzione vive periodi di fioritura e di decadenza. Una pratica artigianale profondamente radicata nel territorio, da cui ha tratto sia la materia sia le risorse fondamentali per sussistere: argilla, acqua, combustibile per il fuoco (legna, sansa) – a cui possiamo aggiungere i tufi per la costruzione delle fornaci.
Oggi il ciclo della trasformazione dell’argilla si è, per così dire, accorciato, poiché alcuni anelli della catena sono saltati e con essi tanta fatica, tanti rischi e timori, mentre ha assunto maggior respiro il momento della commercializzazione dei prodotti che, però, non dimentichiamolo, da secoli si muove su un mercato sovraregionale e sovranazionale. Tuttavia, con questi elementi di discontinuità rispetto al passato convive una serie di accorgimenti che sottolineano delle linee forti di continuità rispetto al passato.
Liquilab organizza la Scuola di Storia delle Tradizioni Popolari che quest’anno riflette e analizza l’universo dell’argilla in Puglia aprendosi al confronto con le realtà dell’America del Sud, dell’Armenia, dei Balcani e della Cina cogliendone prospettive e ottiche demoetnoantropologiche nonché ecosostenibili e turistiche grazie al coinvolgimento di studiosi ed esperti nel campo antropologico, etnomusicologico, storico-archeologico, linguistico, letterario, ceramico e artistico.
Il focus sarà su “cibo e argilla” inteso non soltanto in senso materiale - come pratiche di preparazione, conservazione e consumo tra cucina, dispensa e mensa -, ma soprattutto immateriale che sazia i saperi dell’anima. Come ogni narrazione, quella dell’essere umano comincia con il mito per sfociare nei racconti popolari, nelle fiabe, nelle storie di vita, nei rituali attraverso l’evolversi delle vicende umane. Una narrazione che ci culla ci coinvolge dalla nascita fino alla fine nella ricerca incessante di noi stessi e che vede nell’argilla un fattore unificante, libertà di espressione, risorsa preziosa di comunione, dialogo interculturale e pace tra i popoli (obiettivi UNESCO).
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