Il laboratorio si è svolto all'interno del Liceo Scientifico G. Stampacchia di Tricase e ha coinvolto una classe di giovani. Entrare in una classe ginnasiale e parlare di poesia, soprattutto di poeti minori e geograficamente affini ai luoghi del vissuto, rappresenta una sfida, un percorso anacronistico, perché la poesia è macchiata di tale ingiuria nella società attuale, e impervio per la parola dismessa.
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Il primo obiettivo è sfatare il mito dello studente senza pretese né voglia, infuocando di parole gli occhi di chi ascolta, rinserrando le bocche nell’intesa dei suoni che ammutoliscono creando l’ascolto.
Il microcosmo della classe richiede il permesso dell’ingresso, l’accettazione alla collaborazione attraverso un sentire che vada dritto al punto; modellare le scelte dei testi sui quali lavorare e renderle adatte alle possibilità dello studente.
Nel redigere un piano di lavoro con il gruppo di studenti s’è scelto la strada della conoscenza, del pervenire alle curiosità sorte in base agli anni interessati.
Gli anni '60 – '70 hanno lasciato un falso vuoto di memoria, una voragine ricolma di troppi dati e pensieri, che non riesce a racchiudersi in una parola né in un concetto unificante. La poesia rappresenta un aspetto della vita letteraria di una società che spesso viene messo in disparte, proprio da quelle società piccole e laboriose che non hanno abbastanza mezzi per scoprire il gusto della parola, rinchiudendo il poeta e il suo sentire in ambiti da “addetto ai lavori”.
Il laboratorio è servito proprio da ponte unificante verso una poesia che smette i panni scolastici per rincorrere lo studente fino alle soglia di casa, attraverso il racconto dei nonni e genitori che hanno affrontato un ventennio così impegnativo. E i racconti dei genitori e parenti sono serviti a delineare un paesaggio che oggi sembra del tutto distante e differente, ma che attraverso questi ritorna pieno di vita e attuale, soprattutto se legato ai versi ascoltati. Le prime ore del laboratorio sono servite a coltivare il rapporto di collaborazione che sarebbe servito nelle fasi successive, sia con la classe sia con la docente la quale rappresentava il collante fra i due mondi: quello scolastico da una parte e quello esterno sorto in base a esperienze e letture sul campo.
Il periodo storico, quel ventennio problematico, prima di giungere alla poesia e al lavoro di riscrittura, aveva bisogno di essere spiegato, snocciolato e magari legato a eventi visibili a tutti tramite il web e mezzi vicini alle possibilità dello studente. Gli intenti finali sono stati celati per non dare l’obiettivo finale come unico scopo, ma lasciare possibilità di apprendimento di eventi e personaggi. Il boom economico è stata la partenza e gli anni di piombo, poco prima dell’avvento degli anni Ottanta, la fine del percorso.
Creato il sostrato sociale e culturale del ventennio in questione, l’aspetto culturale ha preso il sopravvento per un formarsi di un’idea di poesia circolante e fervente nei luoghi considerati. Non s’è scelto subito di immettersi nei testi dei poeti locali, ma prima di tutto dare una voce di versi di carattere nazionale, non tralasciando il cantautorato.
L’idea approssimativa del periodo storico, la modellazione mentale del territorio e delle persone ha permesso di comprendere molte delle letture fatte in classe, molte delle poesie lette e interpretate con molta libertà dai ragazzi con l’aiuto dell’insegnante. Ma era la lettura a smuovere l’interesse, l’ascolto dei versi bodiniani soprattutto; poesie come Via de Angelis, Finibusterrae, Lecce, Bestiario ed altre. I testi poetici dei nostri autori hanno richiamato poi l’attenzione ai poeti stessi, al loro vissuto, alle possibilità offerte dalla loro terra. Attraverso le parole slargate di senso, ricolme di nuovo i ragazzi hanno rivisto i loro paesi, hanno identificato luoghi e pensieri: la natura, le costruzioni, gli edifici storici e i lavori mutati dal tempo e dall’industrializzazione che ha cambiato volto all’oggi.
I poeti che più di tutti hanno interessato i ragazzi durante le ore di lettura sono stati: Girolamo Comi, per il suo rapporto intenso con la sua terra, per la spiritualità debordante e l’amore espresso a tinte forti e tenere; e Vittorio Bodini, faro illuminato nella parola, poeta intimo di un rapporto d’odio e amore per la sua terra madre, occhio vigile d’un cambiamento strutturale e umano nei luoghi del vissuto.
La lettura e lo studio dei due poeti e dei loro testi hanno fornito uno stimolo intenso a centellinare le parole, a scoprire fra gli anfratti dei versi l’obiettivo della ricerca, quel gap memoriale e di vasto interesse. Molti dei testi letti sono stati scelti dai ragazzi per essere riscritti, per essere digeriti e assimilati per crearne di nuovi sulla base del vissuto quotidiano. Alla prova della riscrittura, per mezzo della quale sono nati nuovi testi, s’è scelto di rivelare l’obiettivo finale dell’audio libro e della lettura pubblica, in tal modo s’è riacceso l’interesse per le poesie che oramai erano entrate nei costrutti poetici dei ragazzi.
In tal modo le successive ore sono servite a chiarire la difficoltà di una lettura chiara, che possa suscitare la miriade di emozioni provate nell’ascolto. Attraverso l’approccio alla parola detta, con la conoscenza di alcune tecniche di lettura, s’è cercato di lavorare con un gruppo variegato di studenti, con voci differenti e con consapevolezze ancora non del tutti coscienti. Nella parte finale del laboratorio, una volta acquistata quella padronanza necessaria alla registrazione s’è passati a imprimere le voci su un supporto digitale; primo passo verso la creazione dell’audio libro.
Le ultime ore sono state dedicate all’editing dei testi scritti dai ragazzi, alla sistemazione di una partitura di scena ed infine alla creazione finale del Reading “Tu non conosci il Sud”.
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